Carissimi,
dopo la nascita di Gesù non potevamo trascurare le dolci e sante persone di Maria e Giuseppe che ci rivelano la bellezza e la solidarietà dell’umana famiglia. Dio, nel suo figlio Gesù, ha voluto rispettare tutti i passaggi e le tappe per rivelarsi agli uomini attraverso la famiglia. Crescere, imparare, conoscere; come in una qualsiasi famiglia.

Questo dice come la famiglia sia il luogo privilegiato della manifestazione di Dio, il luogo nel quale impariamo ad amare e far nascere la fede. Quest’ultima è la componente fondamentale per imparare ad amare e ad affrontare le difficoltà della vita. Le letture ci portano a meditare il rapporto che c’è tra la famiglia e la vita di fede. La fedeltà di Dio rende possibile anche la nostra fedeltà tra i coniugi, con i figli e con Dio.

Una famiglia, quella di Abramo, si trovò ad un bivio: se continuare a credere al Dio delle promesse oppure «arrangiarsi» a trovare altre soluzioni umane. Nella vita di Abramo troviamo delle ambiguità alla fedeltà verso Dio: in pericolo di vita a causa di una grave carestia Abramo offre sua moglie Sara al faraone presentandola come sua sorella per ricevere benefici; Abramo, su suggerimento di Sara sua moglie, prende in moglie la sua schiava Agar per avere una discendenza con il figlio Ismaele. La promessa di un suo figlio nato dalle sue viscere tarda a venire e Abramo non è più così convinto che Dio mantenga la sua promessa: «Ecco, a me non hai dato discendenza, e un domestico sarà mio erede». Dio lo invita a guardare le stelle: sono segni che indicano la potenza e la fedeltà di Dio. Lo invita a tenere lo sguardo in alto sempre rivolto al cielo, perché è grande la tentazione di abbassare lo sguardo per piegarsi alla propria volontà. Abramo conferma la sua fiducia in Dio, ricevendo in dono la fecondità.

La famiglia di Abramo è un segnale di speranza anche per le nostre famiglie. Restare nella fede permette di rimanere in situazioni difficili e precarie. Abbandonare la fede può essere una prospettiva seducente e la via più facile, ma non ci umanizza di più o ci rende più felici, anzi molte volte da soli si sperimentano fallimenti, si creano legami famigliari labili, ansie, preoccupazioni, mancanza di comunione, continui mutamenti affettivi, incomprensioni. La domanda di amore si riduce ad una semplice richiesta d’affetto; l’aspirazione alla libertà si riduce alla spontaneità. La famiglia si trasforma in con-vivenza, cioè si esalta la parità e l’amicizia tra i membri senza realmente incontrarsi e conoscersi; le grandi parole non sono più sacrificio, progetto di vita, mutua appartenenza ma godimento del presente.

Il principio dell’amore non è la comunanza di carattere o di interessi, ma la gratuità e il dono!

È la fede che ha sostenuto tutta la vita di Abramo della quale ci è testimone la lettera agli Ebrei. Solo per fede Abramo portò a termine quel sacrificio realizzato pienamente nel suo cuore che compì con l’offerta del proprio figlio Isacco. «Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti». Senza un’esplicita fede nella risurrezione, nelle nostre famiglie i cristiani non si differenziano dagli altri che non hanno speranza; si perde non solo la fede, ma la famiglia cessa di esistere come tale, dal momento che i fragili e volubili legami valgono solo su questa terra e non dopo la morte che disgrega e annienta tutto.

Il Vangelo ci offre ancora un ulteriore spunto di riflessione: Gesù è segno di contraddizione! Perché siano svelati i pensieri di molti cuori. A chi lo segue, Gesù svela le contraddizioni che ci sono all’interno delle nostre famiglie; è colui che fa luce e rischiara i legami superficiali e inconsistenti che non durano; è colui che chiede di compiere passi significativi per fare verità sulla famiglia; è colui che svela anche le doppie vite, le doppie personalità che coesistono nella vita famigliare, le infedeltà.

Il nodo della famiglia oggi si può ben definire: “segno di contraddizione”.

Tutte le generazioni sono rappresentate nel Vangelo: i vecchi Simeone ed Anna rivelano alla giovane famiglia di Nazareth il destino del bambino. Oggi le vecchie generazioni, i nonni, gli anziani sono coloro che rivelano e ricordano alle nuove generazioni di famiglie i valori della fede e della famiglia non negoziabili e molte volte i loro moniti rimangono inascoltati perché considerati obsoleti e non più adeguati ai tempi moderni. Proviamo ad ascoltare di più la sapienza che viene dall’Alto dei nostri anziani, come lo fu per i santi Simeone ed Anna che parlarono sotto la mozione dello Spirito Santo.

Sia lodato Gesù Cristo.