In questa domenica, detta «Gaudete» (dall’antifona d’ingresso della Santa Messa), siamo invitati a gioire per l’avvicinarsi del Natale. Il colore liturgico rosaceo attenua l’esperienza del deserto e dell’attesa perché la venuta di Gesù in terra è ormai prossima; la vigilanza s’intensifica nella novena, con canti, preghiere e invocazioni, quasi sollecitando il tempo a scorrere più velocemente perché arrivi quel giorno. Tutto è ormai pronto, si aspetta solo la Sapienza che si è fatta carne, la Guida della casa d’Israele, l’Emmanuele Dio-con-noi, la Radice di Iesse, la Chiave di Davide, la Stella luminosa, il Re delle genti e la Pietra angolare. Sono le cosiddette antifone «O», caratteristiche per il loro vocativo, che invitano i Cieli ad aprirsi perché la terra è già pronta ad accogliere come un grembo la venuta del Messia e Salvatore.

Il Vangelo si sofferma ancora sulla figura di San Giovanni Battista e sulla sua testimonianza. Ancora una volta risuona la solita domanda: come posso accogliere Gesù a Natale? Come preparare le sue vie?

Se nelle domeniche scorse ci siamo soffermati sul significato del tempo, dell’attesa, della vigilanza, del deserto, le letture di oggi ci portano ad attendere il Natale nella testimonianza. Chi è il testimone? È colui che, lontano dal porre se stesso al centro dell’attenzione, ha fatto esperienza di un Altro e lo comunica con la sua stessa vita. Il testimone non esiste per se stesso ma per gli altri perché l’Altro possa raggiungere più facilmente gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. È colui che evoca nel cuore degli uomini la presenza nascosta ma reale di Gesù ed è colui che suscita domande sulla propria identità. Quando ci avviciniamo a Gesù davvero ci diciamo: «Chi sono io?». La nostra vita è anche capace di suscitare delle domande negli altri? La mia identità si chiarisce nel momento in cui scopro l’identità di Gesù. La vera testimonianza si accompagna sempre ad una umile e realistica conoscenza di sé: «Io non sono il Cristo […] io sono voce di uno che grida nel deserto». Come Giovanni, il testimone è colui che sveglia le nostre coscienze a ciò che prima non era conosciuto: «In mezzo a voi sta uno che non conoscete». Nel momento in cui diciamo a noi stessi: io non lo conoscevo in realtà stiamo affermando di essere dei dotti ignoranti. La conoscenza del cristiano è proprio questa: sapere di non sapere, ma nello stesso tempo è aperta ad indagare il mistero della persona di Cristo e ad accoglierlo. La vera conoscenza di Cristo sussiste quando ci sentiamo posseduti dalla verità, non quando presumiamo di possederla; quando mettiamo questo tesoro della fede nei nostri vasi di creta screpolati.

La figura del Battista è l’occasione per meditare sulla testimonianza che ha sempre qualcosa da insegnarci. Il suo essere è una mano tesa pronta ad indicare la direzione che ci porta a Cristo, il saper riconoscere il proprio posto senza abusare della verità e approfittare degli altri; rimanere fedeli al posto che Dio ci ha assegnato; saper diminuire perché altri possano crescere nell’amore e nella conoscenza di Cristo.

 

Sia lodato Gesù Cristo.