La solennità di oggi ci pone in una dimensione contemplativa, come abbiamo ripetuto nel ritornello del salmo responsoriale: «Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore». Questa frase non la diciamo perché pensiamo solo a Maria che ha ricevuto il dono della maternità divina nella santità e purezza della vita, ma la possiamo riferire anche a noi.

Maria, che è la piena di grazia, c'insegna a riconoscere le grazie che riceviamo dalla misericordia di Dio. Anche noi possiamo cantare insieme a Maria il Magnificat della nostra vita. È la Parola di Dio che c'invita a benedire il Signore per l'elezione ricevuta: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi mediante Gesù Cristo». Come Maria è stata pensata da Dio fin dalla creazione del mondo per essere santa nella carità, così anche per noi Dio ha pensato l'unico scopo di vivere l'amore e a noi ha dato l'esempio concreto in Maria.

La storia della salvezza c'insegna però che c'è la tragedia del peccato, che ci impedisce di essere come Maria. Il peccato, nella Genesi, è rappresentato dall'interruzione del dialogo tra l'umanità e Dio. Egli però non interrompe completamente questo dialogo per colpa dell'uomo e della donna, ma lo continua in modo diverso pur nella sofferenza e nella lotta tra il bene il male, tra il peccato e la grazia: «Io porrò inimicizia - dice al serpente - tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».

Dio continua ancora oggi, come un’eco nei secoli della storia dell'umanità, a porci la domanda: «Dove sei? Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché sono nudo e mi sono nascosto». La risposta di Adamo è la risposta dell'uomo che non sa più dove si trova: ha cacciato Dio dalla sua dimora, si è messo al suo posto e ora è senza fissa dimora, perché non riesce più a collocarsi in uno spazio donato. Sente i passi di Dio come minacciosi, di un padrone che vuole riprendere possesso del luogo della sua dimora.

Finalmente questa domanda riceve la risposta che Dio si attendeva in Maria: «Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola». La risposta di Maria è la risposta dell'umanità libera che non ha più paura di Dio, della propria nudità, dei suoi passi. Accoglie un cammino di obbedienza a Dio, accettandosi così come è con le sue debolezze, ma fiduciosa nella misericordia di Dio.

Questa solennità ci dà fiducia e speranza nel nostro cammino incontro a Dio. Maria ci sostiene in questo viaggio se sapremo invocarla perché ci aiuti insieme a lei a schiacciare la testa del serpente: l'antico male dell'umanità. Maria ci faccia percepire sempre più la nostalgia della santità e l'orrore del peccato e ci guidi ad avere più fiducia nella misericordia di Dio attraverso il sacramento della riconciliazione e del perdono.

 

Sia lodato Gesù Cristo.