«Carissimi, voi sapete ciò è accaduto».

Noi ormai da lunga data conosciamo i fatti che sono avvenuti nella vicenda di Gesù, ormai da anni sentiamo raccontare i misteri della passione, morte e resurrezione, eppure ciò che prevale è sempre il senso di novità, di rinnovamento, sentiamo che dentro di noi qualcosa di nuovo è presente e che è chiamato ad uscire dalle nostre tombe; come attendiamo un risveglio dei nostri sensi al primo tepore primaverile, così è questo tempo in cui sentiamo il calore della Pasqua che risveglia i nostri sensi dal freddo di una vita rassegnata, imprigionata nel grigiore della vita, una esistenza che esce dall’insensibilità spirituale e dall’indifferenza. Il Papa ha parlato, all’inizio della Quaresima, di una «globalizzazione dell’indifferenza» e forse oggi è il nome nuovo del peccato dal quale dobbiamo essere liberati: «Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». Credere nella Resurrezione di Cristo significa essere coscienti di questo peccato. L’indifferenza non è ancora propriamente peccato, perché ancora non si tratta di una scelta verso il male. È semplicemente l’incapacità di agire, di scegliere un’azione; una scelta vale l’altra ed è svuotata dalla ricerca di un’etica. La mia azione non è più animata dal buono, dal bello, da ciò che vale ma dalla sensazione soggettiva del «mi piace», se «ho voglia». Quando questa realtà si radica nella vita ne diventa il suo paradigma e allora diventa peccato nel mio cuore, che diventa insensibile ad ogni novità o cambiamento. L’indifferenza è come l’opera della desertificazione, là dove prima c’erano campi verdi a poco a poco si fa strada il deserto che inaridisce tutto. L’invito di Paolo è togliere il lievito vecchio della malizia e della perversità per essere pani azzimi di sincerità e di verità.

Il mio credere nella Resurrezione di Gesù fa la differenza oppure no? In che cosa consiste questa differenza? A che cosa serve credere, partecipare occasionalmente se non mi cambia la vita? Se non ritorno a casa con convinzioni profonde di rinnovamento? Il rischio è quello di passare un’intera vita senza capire perché ho creduto in Gesù Cristo. Il primo passo è essere azzimi, veri e sinceri prima di tutto con noi stessi. Il mio cammino è autenticamente cristiano o no? Questa domanda non ha difficoltà a trovare risposta perché conosciamo bene la risposta, ma il lievito vecchio è sempre lì che guasta la nostra pasta che perverte la verità e la soffoca nel più miserevole dei modi.

Volete sapere la buona notizia di oggi? Dio non è indifferente a noi!

Possiamo cadere nella tentazione di voltarci dall’altra parte, lui no. Noi viviamo nel tempo intermedio tra la Resurrezione di Cristo e l’attesa della nostra resurrezione. Il tempo dell’indifferenza è finito per chi condivide e celebra ogni domenica la Resurrezione di Cristo. Le donne che vanno al sepolcro sono preoccupate di chi potrà aiutarle a spostare la grande pietra davanti al sepolcro; anche noi di fronte a questa indifferenza globale possiamo sentirci sconfortati dinanzi a questo ostacolo. Ma con loro sorpresa la pietra è già stata tolta. Già Dio ha tolto l’ostacolo; siamo semplicemente invitati ad entrare, a renderci conto di persona, Dio stesso frantuma gli ingranaggi dell’indifferenza e ci rende capaci di accogliere l’annuncio gioioso della Resurrezione.


Sia lodato Gesù Cristo.