Domenica in Albis o Della Divina Misericordia
«La sera di quel giorno, il primo della settimana…».
L’annotazione temporale non indica solo la precisione dell’evangelista nell’incontro tra Gesù e i suoi discepoli; ci fa entrare in questa scena non come semplici spettatori, ma in un tempo e uno spazio liturgico. Più che un semplice incontro è la celebrazione di un evento. Non è solo la comunità di allora che riceve Gesù, ma anche noi siamo oggi quella comunità che è chiamata a fare la stessa esperienza («beati quelli che non hanno visto, ma hanno creduto»: non indica forse la possibilità di rivivere quella stessa esperienza?). Gesù ci dona uno spazio e un luogo per poterlo incontrare: «il primo della settimana», «l’ottavo giorno». La sua presenza è garantita anche se ci sono le porte chiuse (le nostre paure); siamo noi che possiamo risultare assenti in questo spazio. Ce ne dà testimonianza Tommaso.
Questa figura ci dice due cose:
con il suo non esserci prima e poi esserci dopo mette in risalto la fedeltà del Signore alla sua comunità. I discepoli possono essere assenti o presenti, la comunità può essere segnata da fatiche, ferite, infedeltà. Gesù è sempre il presente, il Vivente. Dio c’invita a ritrovarci in questo spazio che non siamo noi a scegliere. Se non siamo noi a scegliere, vuol dire che Gesù mi incontra non a partire dai miei gusti, dalle mie sensazioni, dalle mie emozioni. Vado non sapendo precisamente che cosa il Signore mi ha riservato. Vado senza la pretesa di soddisfare le mie curiosità o miei appetiti. So soltanto che quei discepoli hanno gioito nell’incontrare il Signore.
È un tempo per me di gioia anche in questa mia crisi? (in tutti i sensi). San Giovanni scrive in un contesto di crisi: in esilio e nella persecuzione; eppure riesce a leggere la realtà con gli occhi di Dio a partire da quel «giorno del Signore». San Giovanni non ci dice di stare con la testa fra le nuvole, ma ascoltare la sua parola e nutrirci a quell’unico pane dovrebbe farci acquisire un modo diverso di stare nelle situazioni della mia vita personale e in quella collettiva.
Tommaso è anche colui che ci mostra un forte individualismo. Non crede ai suoi amici. Noi pensiamo d’incontrare il Risorto senza prima aver incontrato il fratello che crede; anzi la comunità credente. Pensiamo di dare noi un giudizio sugli altri senza prima esserci noi entrati. Una cosa è certa: come Tommaso non ha incontrato il suo Signore e Dio da solo a tu per tu ma insieme alla comunità, tanto meno noi non possiamo incontrarlo da soli facendo finta che non ci siano altri credenti che abitano un mio stesso spazio e luogo.
Sia lodato Gesù Cristo.