Carissimi,
«Questa è la notte…»: così abbiamo ascoltato con le nostre orecchie nell’inno dell’Exultet. È in questa notte che tutti i nostri sensi sono orientati a sperimentare il dono della salvezza portata da Cristo con la sua resurrezione. La salvezza si realizza proprio qui davanti a me… in questa notte! Posso guardare con i miei occhi la Luce di Cristo che vince le tenebre del peccato e della morte attraverso il Cero pasquale acceso: è la nuova colonna di luce che nell’Esodo aveva guidato l’antico popolo dell’Alleanza. Pur diviso in tante fiammelle non diminuisce la sua luce e il suo splendore, ma diventiamo anche noi partecipi di quell’unica Luce di Cristo per essere anche noi «Luce del mondo»; posso odorare il profumo della salvezza con l’incenso, il profumo di Cristo con la cera d’api che si scioglie dal Cero pasquale, il profumo dell’acqua battesimale: è il profumo della Resurrezione e della Vita. Posso ascoltare con le mie orecchie la grande Storia della salvezza che parte dalla creazione e arriva fino alla «nuova creazione» dell’uomo rivestito dallo Spirito Santo, primo dono del Risorto ai credenti. Ascolto il canto che fa vibrare le corde dell’anima per elevare fino a Dio il mio grazie. Posso sentire sulla mia pelle l’acqua che rigenera e dà la vita; posso professare con la voce insieme ai miei fratelli nella fede il Credo; sono ammesso a dialogare con Dio senza temere la sua presenza come per gli israeliti che supplicavano Mosè che Dio non parlasse a loro direttamente; posso gustare con la mia lingua la fragranza della salvezza con il Pane eucaristico, non più la manna del deserto per sostenere il vigore, ma la vera «manna» che ci dona la stessa vita divina, pegno della nostra immortalità futura e alimento di santificazione per il nostro pellegrinaggio terreno.
Di fronte a tutto questo rimaniamo completamente avvolti dalla Grazia di Dio senza capire appieno ciò che stiamo vivendo. È la legge della sovrabbondanza di Dio che è l’impronta della sua sostanza a partire dalla creazione. Dio non pone alcuna misura ai suoi doni. La sovrabbondanza, che viviamo anche nella liturgia è la vera base e la forma della storia della salvezza. È quel processo, quasi da togliere il respiro, per cui Dio, con un atto indicibile d’amore, non solo ha creato il mondo e ha dato i suoi doni, ma addirittura ha dato se stesso per condurre alla salvezza quel granello di polvere, sparso nell’universo, che si chiama uomo. Solo chi ama è capace di comprendere questa follia d’amore di Dio per il quale lo spreco è legge. Noi nella liturgia viviamo appunto questo spreco di tempo, di energie, di forze. Di fronte a tutto questo non c’è spazio per l’amore che calcola, che si ritira a seconda dei nostri desideri; l’essere cristiani non significa neanche compiere dei doveri od ostentare una propria perfezione. Cristiano è colui che è consapevole prima di tutto di vivere dei doni che ha ricevuto da Dio; è un mendicante di Dio che riceve e che a sua volta, grato per i doni ricevuti, tiene le sue mani sempre aperte per gli altri.
Sia lodato Gesù Cristo.