“Mentre stava compiendosi il giorno di Pentecoste”

At 2,1

Anche noi sperimentiamo la pienezza della Pasqua, il compiersi del tempo pasquale. Lo Spirito atteso e sperato viene ora donato alla Chiesa nascente. San Luca esprime questa realtà con delle immagini grandiose e stupende, un dono che avviene ancora oggi, che viene all’improvviso come un turbine di vento e che invade la nostra intimità. Non è una realtà del passato, ma una realtà di oggi perché senza lo Spirito la Chiesa non sarebbe più in grado di testimoniare, i cristiani sarebbero incapaci di amare, non ci sarebbero più né santi né martiri, non ci sarebbero più figli di Dio pronti ad entrare nella sua famiglia attraverso i sacramenti; la Chiesa risulterebbe incapace di rinnovarsi continuamente per portare con creatività l’annuncio del Vangelo ad ogni creatura.

La Pentecoste descritta da Luca rappresenta la vittoria del coraggio su ogni paura; la vittoria della comunicazione su ogni omologazione. Gli apostoli, rinchiusi dentro il Cenacolo, ricevono lo Spirito sotto forma di lingue di fuoco. Ricevono in dono il fuoco: l’ardore dell’amore; e il dono delle lingue: la capacità di comunicare a tutti un linguaggio comprensibile, che è quello dell’amore. Tutti possiamo riconoscerci nel mistero pasquale della morte e resurrezione di Cristo. Ognuno ascolta le grandi opere di Dio nella propria lingua materna: questa è la lingua con la quale siamo cresciuti, abbiamo conosciuto la realtà del mondo; è quella più vicina alla nostra identità. È quella che ci dona familiarità perché quando incontriamo una persona che parla la nostra stessa lingua ci sentiamo a nostro agio e possiamo esprimerci con più libertà. Dio non omologa la nostra identità, ma la rispetta. L’unità che proviene dagli uomini, invece, è omologazione, è forzare la nostra identità. Il dono della vera unità tra gli uomini può provenire solo da Dio perché Lui rispetta la mia alterità tenendomi unito agli altri; quella degli uomini diventa violenza e sopruso. È il sogno infranto dell’umanità che da sola, senza Dio, crea solo consenso o ideologia ma contrappone gli uni agli altri. È l’episodio della torre di Babele dove l’uomo vuol parlare un’unica lingua innalzandosi fino al Cielo, cioè mettendosi al posto di Dio.

Chi si apre al Regno dello Spirito comprende le grandi opere di Dio: cioè riesce a percepire la presenza di Dio nella propria vita; sente le cose di Dio dentro quello che gli succede, anche nelle situazioni spiacevoli della vita. Lo Spirito cambia le cose dal di dentro e ce le fa percepire appunto come opera di Dio e le possiamo accogliere come sua provvidenza.

C’è una intervista straordinaria di una bambina cristiana profuga dell’Iraq, che è dovuta fuggire con la sua famiglia da Mosul lo scorso agosto a causa dell’Isis.

Giornalista: «Non sei triste?».

Myriam: «No, certe volte piango perché abbiamo lasciato la nostra casa e Qaraqoush, ma non sono arrabbiata con Dio perché abbiamo lasciato Qaraqoush, lo ringrazio perché si occupa di noi, anche se qui stiamo soffrendo, Lui ci dà quello di cui abbiamo bisogno».

Giornalista: «Sai che Gesù non ti abbandona mai?».

Myriam: «Lui non ci abbandona mai. Se ci credi davvero, Lui non ti abbandona mai».

Potremmo scorgere nelle parole di questa bambina l’innocenza e forse un po’ d’ingenuità, ma non potremmo mai dubitare che lei veda con gli occhi dello Spirito la sua vita, che pur nella sua tragicità riesca a trovare fiducia e speranza soprattutto nella bontà di Dio.

Mi è capitato di ascoltare la confidenza di una suocera nei confronti della nuora; la suocera era addolorata perché la nuora ormai stufa di ascoltare la suocera che le chiedeva un aiuto per il suo papà da accudire le aveva risposto in modo perentorio: «Non m’importunare più perché io voglio essere felice con la mia famiglia!». La Pentecoste ci dice che non possiamo vivere felici da soli. La felicità non possiamo trattenerla solo per noi, ma saremo felici quando la condividiamo con altri. L’uomo, anche quello buono, può chiudersi nell’autodifesa, nell’auto-salvezza: quando uno è capace di «morire» per un gesto di verità, di gratuità, lì c’è la Pentecoste.


Sia lodato Gesù Cristo