Carissimi, oggi iniziamo con tutta la Chiesa il grande Giubileo della Misericordia.
Un giubileo che non ci chiederà di fare semplicemente pellegrinaggi, di andare a Roma a passare la porta Santa, ma di riscoprire la misericordia di Dio che è a portata di mano, che ci viene incontro. Non siamo noi che dobbiamo implorare la misericordia di Dio, ma è Dio che vuole usare misericordia per ciascuno di noi. La porta è un’immagine visibile del passaggio che dobbiamo compiere all’interno della porta del nostro cuore. È certo che Gesù ci ha detto che lui è la Porta delle pecore, ma ha anche affermato che Lui è colui che bussa alla porta del nostro cuore: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me». Dio però vuole elargire i suoi doni attraverso la Chiesa come comunità: la nostra unità pastorale passerà la porta santa della Cattedrale di Torino il prossimo 22 maggio e compiremo un pellegrinaggio lasciandoci anche accompagnare da un testimone della misericordia di Dio, san Leonardo Murialdo. È significativo e carico di un alto valore simbolico iniziare questa esperienza con la solennità dell’Immacolata concezione di Maria: colei che è stata preservata dal contagio della colpa e del male c’insegna ad affidarci alla sua misericordia per liberarci dalle lusinghe del male e per liberarci dai lacci delle colpe passate come conseguenza dei nostri peccati. Maria non è stata solo un semplice strumento nelle mani di Dio: «A ragione dunque i santi padri ritengono che Dio non si è servito di Maria in modo puramente passivo, ma che ella ha cooperato alla salvezza umana nella libertà della fede e della sua obbedienza» (LG 56). Anche per noi oggi si compie il mistero dell’annunciazione in questo tempo di annuncio della misericordia di Dio. Maria non ha ricevuto l’annuncio, come potremmo pensare, stravolgendo la sua vita ordinaria; Dio non irrompe mai in modo violento, con la totalità della sua luce, e della sua verità, ma s’inserisce nelle trame ordinarie della nostra vita e si rivela a noi creature con le nostre domande. Anche Maria è dovuta crescere nella fede, anche Maria ha dovuto compiere la fatica di capire il progetto di Dio su di lei. Si è solo fidata di Dio e della sua misericordia. Maria è colei che ha cantato le misericordie del Signore ed è interessante che nel Magnificat Maria si esprima così: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo il suo Nome: di generazione in generazione la sua misericordia di stende su quelli che lo temono». Come a dire che la misericordia di Dio con Maria in poi si è estesa a tutta l’umanità. Maria ha ricevuto la grazia della misericordia perché anche noi potessimo essere «graziati». «Come dice sant’Ireneo: con la sua obbedienza ella divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano» (LG 56). La misericordia è già presente nella nostra vita dobbiamo solo scoprirla dentro di noi. La grazia della misericordia non è qualcosa che ci viene dall’esterno perché ne siamo privi, ma è già dentro di noi e Dio aspetta che noi possiamo cantare con Maria il nostro Magnificat. In quest’anno giubilare si compie anche la nostra annunciazione. Nelle litanie noi invochiamo Maria come «Porta del Cielo»: anche Maria insieme al suo Figlio Gesù viene simbolicamente raffigurata come una porta. San Bonaventura afferma: «Chiunque è segnato dalla devozione a Maria sarà segnato nel libro della vita». E osa anche affermare: «Nessuno può entrare in Paradiso se non passa per Maria che è la Porta». Maria è questa anticamera nella quale noi possiamo accedere alle grazie del suo Figlio Gesù. Un pensiero che ho trovato molto bello sulla preghiera del rosario dice così: «Il rosario è una vera catena d’amore: è un incontro d’amore, è una sosta d’amore in cui diciamo tante volte alla Madonna: ‘Ti amo, ti amo, ti amo’. Tenere la corona in mano è come tenere la mano della Madonna nella nostra mano, è come tenere un fascio di rose da offrire una per una alla dolcissima mamma e regina».
Sia lodato Gesù Cristo.