Il libro del Deuteronomio ci presenta l’offerta delle primizie che ogni israelita doveva compiere dinanzi al sacerdote in rendimento di grazie per la liberazione dalla schiavitù egiziana. Viene definito come il “piccolo credo” che ogni credente doveva recitare al momento dell’offerta. Qual è il significato di tutto ciò? Il possesso della Terra Promessa rimaneva sempre un dono e mai proprietà del popolo. La tentazione, il pericolo era quello di dimenticarsi di questo dono, arrogarsi il diritto su quella terra facendola diventare una proprietà personale. Le primizie appartengono a Dio perché è lui che ci ha donato questa terra. La logica del Giubileo ebraico che si celebrava ogni cinquant’anni aveva proprio questo significato: condonare debiti, liberare schiavi, prigionieri, restituire dignità ai poveri, rientrare in possesso di beni confiscati per ricordarsi che la terra è sempre un dono e mai un possesso poiché il Popolo entrò nella libertà. Che cos’è la Quaresima che abbiamo iniziato mercoledì? È un invito all’esodo, una necessità ad uscire fuori dal nostro ego: un io che pensa di trovare il senso della vita partendo da se stesso, dai propri gusti, dalle proprie opinioni, dal proprio punto di vista, un io che fagocita la vita e la strumentalizza per i propri scopi e i propri fini. In Quaresima siamo invitati proprio a raccogliere le nostre primizie a Dio e deporle dinanzi a Lui nel tempo di Pasqua. È in questa logica che comprendiamo anche le tentazioni di Gesù.

“Dì a questa pietra che diventi pane”: è la tentazione di soddisfare la nostra vita partendo dai nostri appetiti; soffriamo di una certa “bulimia” di cose che tentano di prendere il posto di Dio. Non c’è bisogno di Dio, puoi fare da te stesso. Trasformare la realtà delle cose per i tuoi bisogni: in altre parole non accettare la realtà della vita così come ci è data. L’uomo oggi ha davvero un potere di trasformare la realtà perché quella che ci è stata data sembra non essere sufficiente. L’arma che ci offre la Chiesa è quello del digiuno.

“Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, se ti prostrerai in adorazione”. È la tentazione del potere nei confronti di Dio, è la tentazione contro il primo comandamento. È chiedere a Dio di non fare più Dio ma di soddisfare le mie richieste, di essere assoggettato alla mia volontà. È da recuperare allora quel rapporto libero, aperto, disponibile, costante tra me e Dio, non causato da necessità esterne, di circostanza, di opportunità. L’arma che ci offre la Chiesa è quella della preghiera. La preghiera quotidiana e l’eucarestia vissuta fedelmente combattono questo culto di se stessi.

“Gettati giù”. Anche qui è mettere Dio al proprio servizio, è fare in modo che Dio mi salvi secondo la mia volontà, secondo i miei desideri, è mettere Dio e di conseguenza gli altri sotto i miei piedi in modo tale che io non inciampi mai nella vita. La salvezza non è più qualcosa da attendere, da sperare, da invocare per progredire nell’amore e nel servizio, ma da pretendere all’istante senza nessuna lotta, senza nessuna fatica, senza ostacoli sul percorso, una salvezza che deve semplicemente confermare il mio modo di essere e di vivere. L’arma che ci offre la Chiesa è quella della carità, del servizio.

Ecco l’itinerario quaresimale: preghiera, digiuno, elemosina. È un cammino che ci fa vedere la vita non dal nostro punto di vista ma da quello di Dio. Questa è la logica dell’esodo: solo quando siamo capaci ad uscire da noi stessi che ritroviamo noi stessi, la nostra identità e verità più profonda della nostra vita. Quando partiamo sempre da noi stessi abbiamo già fallito in partenza perché il diavolo promette ma non mantiene la parola data; si basa su una realtà illusoria che promette felicità ma che non ha vie di salvezza definitiva.


Sia lodato Gesù Cristo