La storia dei due figli della parabola del Padre misericordioso di domenica scorsa la riascoltiamo attraverso l’episodio della donna adultera; Gesù è la manifestazione visibile di quel volto paterno che usa misericordia e che non condanna chi ha sbagliato. Deve rendere conto del suo modo di agire che accoglie i peccatori e mangia con loro. Si può accogliere una donna sorpresa in flagrante adulterio quando la Legge comanda di metterla a morte? Se riafferma la sua posizione di stare dalla parte dei peccatori si mette contro la Legge e quindi anche lui meritevole di essere lapidato: in realtà quelle pietre erano rivolte anche per lui e non solo alla donna!; se da ragione alla Legge allora quello che dice e che fa è solo una messa in scena. Il gesto profetico di Gesù di scrivere per terra indica la sua risposta che non è stata interpretata da chi accusava. Per interpretare questo gesto di Gesù la prima e la seconda lettura ci danno le chiavi di lettura del Vangelo. Isaia narra la Pasqua del Popolo, il “passaggio” del mar Rosso e curiosamente afferma di non ricordare più le cose del passato, di non pensare alle cose antiche. A che cosa si riferisce il profeta? Quali sono queste cose antiche che bisogna dimenticare? È la nuova schiavitù egiziana, l’esilio babilonese. Il ritorno di questi esuli era ancora appesantito dal ricordo del peccato, della lontananza da Dio che impedivano di vedere la novità di vita. Dio è disposto a ricominciare daccapo, per noi invece il rapporto con il Signore risulta sempre più una resa dei conti dove il nostro passato ci condiziona, c’influenza, rallentando e in alcuni casi bloccando la nostra conversione. Anche san Paolo nella seconda lettura espone in altre parole lo stesso concetto: “So soltanto questo: dimenticando il ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta”. San Paolo parla della necessità di dimenticare il passato per accedere alla novità di vita che il Signore gli ha fatto scoprire. Egli ha rinunciato a tutto quello che lui sapeva, che gli era stato insegnato sulla Legge, al suo passato di peccatore, persecutore per accedere alla “sublimità della conoscenza di Cristo Gesù”. Egli si è staccato dalla sua vita, dai legami e da quanto prima stimava e amava tanto da considerarlo “sterco”. Ritornando a quel gesto profetico di Gesù che scrive per terra risulta ora facile darne l’interpretazione: Dio è disposto a scrivere una nuova pagina della nostra storia, della nostra vita: “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. Come a dire che da questo punto in poi inizia una nuova vita senza più ricordarsi del passato di peccato e d’infedeltà. Le resistenze che noi troviamo per intraprendere un cammino serio, sincero di conversione, di cambiamento, di deciderci di correre per il Signore dipendono dalla poca volontà di sdoganarci dal nostro passato. Dio fa nuove cose per noi: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? La prova del suo amore, della sua misericordia è già sotto i nostri occhi. Possibile che non ve ne accorgete? Il nostro peccato è quello di vedere il male sempre al di fuori di noi per poterlo condannare, e non ci accorgiamo che il peccato è dentro la nostra vita e che Dio lo vuole eliminare. Quegli accusatori non sono stati in grado di riconoscere la novità del perdono portata da Gesù perché la loro vita era condizionata da un passato fatto di peccati, pensando che i peccati condizionino il rapporto con Dio.

Sia lodato Gesù Cristo