L’inizio di quaresima ci pone sempre molti interrogativi. Non sappiamo mai da dove iniziare per vivere questo tempo che la Chiesa ci offre. La sensazione è un po’ quella di chi inizia un percorso senza saperne la meta, senza sapere che cosa bisogna fare: abbiamo poche idee, ma molto confuse. Sentiamo parlare di conversione, ma da che cosa mi devo convertire? Sentiamo parlare di rinunce, ma per noi queste coincidono con l’eliminare il cioccolatino, il caffè, la sigaretta aspettando che tutto si concluda per ricominciare da capo. Che cosa comporta la quaresima? La quaresima è la ricerca di noi stessi, della nostra identità che è tentata continuamente di essere altro. Noi, fondamentalmente, siamo degli alienati, cioè pensiamo che la felicità sia sempre fuori di noi e che non risieda già nella nostra umanità. Nella prima lettura Eva è tentata di non essere più Eva. S’insinua il dubbio che quello che siamo non ci basta, che quello che Dio ci ha messo a disposizione sia troppo poco, nonostante avesse detto ad Eva che poteva mangiare di tutti gli alberi del giardino tranne uno. La tentazione è quella di “essere come Dio”: ecco l’insoddisfazione. Tutto nasce da una menzogna, da una distorsione della realtà, da una promessa di bene non mantenuta. È la pretesa dell’uomo di essere altro da sé. Invece di cercare di rimanere Eva, ella vuole proiettarsi in una realtà parallela che non esiste, che è illusoria. Quante volte pensiamo che quello che abbiamo non ci basta, che la felicità può essere pesata a chili.
“Se tu sei Figlio di Dio…” dice Satana a Gesù. Per il diavolo essere figlio di Dio equivale a godere di una condizione di prestigio e di privilegio tale da poter far tutto: trasformare i sassi in pane, buttarsi dal punto più alto del tempio senza farsi male, disporre a piacimento di tutta la forza e la ricchezza di questo mondo. Per Gesù essere figlio di Dio significa mantenere la sua identità: dipendere da Dio, obbedire ad ogni sua parola, adorarlo e servirlo con tutta l’anima. Il desiderio dell’uomo di “essere come Dio” è anche il desiderio di Dio, ma non è l’uomo a prenderselo con le sue forze riducendolo ad un suo “appetito”, ma è Dio che ce lo dona: “noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato; sappiamo solo che saremo simili a lui”. La quaresima ci riporta dalle nostre alienazioni a noi stessi e ci fa compiere un camino esodale. L’esodo è compiere lo stesso cammino di Gesù nel deserto per recuperare continuamente la nostra identità umana.
È per questo che la Chiesa ci fa intraprendere questo cammino con la preghiera, il digiuno e l’elemosina per ritrovare noi stessi che ci siamo perduti, per ritornare ad aderire alla realtà della vita e non trovare scorciatoie appaganti. La preghiera ci mette nella condizione di adorare solo il nostro Dio e ci allontana dall’illusione di possedere tutte le cose di questo mondo facendole diventare degli idoli; il digiuno ci mette nella condizione di non soddisfare la nostra voracità del mondo in modo egoistico, ma di trovare il giusto equilibrio negli affetti disordinati con il cibo, le cose e le persone: “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”; l’elemosina ci mette nella condizione di non lasciarci ammirare dagli altri per vanagloria o esibizionismo, ma di metterci al loro servizio in modo gratuito e disinteressato.