Cari parrocchiani,

visto che sono arrivate parecchie critiche tacite e manifeste sul fatto che quest’anno si sia svolta una “festa di halloween” in oratorio in collaborazione con altre associazioni mi preme fare alcune precisazioni. Prima di tutto l’oratorio non è stato l’ente promotore di tale iniziativa ma “bazar 99 cent” secondo la locandina che è stata affissa in qualche negozio. Purtroppo è “sfuggito” un logo in più, quello dell’Oratorio che semplicemente non doveva apparire, ma non ne faccio un dramma. L’oratorio ha messo a disposizione solo la struttura per la parte logistica e i bambini hanno partecipato per circa una mezz’ora in un’attività per le vie del Paese, concludendo il tutto con una preghiera, una merenda con cioccolata calda offerta gentilmente dall’associazione degli Alpini. So che questa festa purtroppo crea divisioni ma vorrei con voi riflettere un po’ su che cosa sia Halloween. Recentemente è apparso su Famiglia Cristiana, autorevole settimanale cattolico, precisamente quello del 26/10/2017 questo articolo che riproduco per esteso:

Caro don Antonio, come ogni anno si avvicina il 31 ottobre e con esso Halloween. È cosa risaputa che sia una festa di origine celtica, che non ha nulla a che vedere con la nostra fede e con la tradizione cristiana. Anzi, molto spesso essa esalta l’oscurità, il male e in casi estremi addirittura il diavolo. Nonostante ciò ormai si sta radicando nel nostro tessuto sociale, soprattutto tra i giovani come me. Io ho 19 anni e come tutti i giovani sento un po’ il richiamo a “far festa” e a divertirmi. Ma prima di tutto sono un cristiano e quindi volevo sapere se per un cristiano è lecito oppure no “festeggiare” Halloween e poi i giorni seguenti partecipare alla festa di tutti i santi e dei defunti.

MATTEO

Caro Matteo, la solennità di tutti i santi e la commemorazione dei defunti sono due momenti importanti dell’anno liturgico. In particolare ci richiamano al senso ultimo della nostra vita, che è la comunione eterna con Dio, e ci ricordano il legame che c’è tra la Chiesa della terra e quella del cielo, tra noi e i nostri defunti. Un legame di fede ma anche di affetto e di reciproco aiuto. È la comunione dei santi. E Halloween? Senza dubbio è oggi una festa consumistica, importata nella forma attuale dagli Stati Uniti. È anche vero che i nemici della Chiesa, i satanisti e i seguaci dell’occulto se ne sono appropriati. Ma in origine era una festa cristiana, anzi cattolica.

Lo spiega il nome stesso nella sua etimologia. Hallows indica i santi e -een la vigilia (da evening, sera). Quindi la parola significa sera o vigilia dei santi. Come per ogni festa cristiana, anche quella di tutti i santi inizia la sera o la notte precedente (come per la vigilia di Natale o la notte di Pasqua). Scrive don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma: «I cristiani – grandi maestri della gioia e del festeggiare – inventarono la festa dei santi (e la commemorazione dei morti) per celebrare il fatto che la morte era vinta e che il duro male era ormai sconfitto. Di questo dobbiamo parlare ai bambini, spiegando il nome Halloween». Prosegue don Lonardo, «i celti cattolici (gli antichi irlandesi) iniziarono a celebrare l’illuminazione della notte, le zucche che mettevano in fuga il male, il cielo che visitava la terra, i dolcetti che i morti portavano ai loro discendenti come segno del loro amore sempre presente e della loro intercessioni per i loro cari presso Dio, la sconfitta del male» (vedi il sito www.gliscritti.it)

La tradizione non è solo del Nord Europa. Per esempio, anche in Sicilia e Sardegna si usano i “dolci dei morti”. Cosa fare, allora? Forse è il caso che noi cattolici ci riappropriamo di Halloween, svincolandoci per quanto possibile dai legami consumistici e spiegando ai nostri ragazzi la comunione che ci lega ai nostri defunti e a tutti i santi. Non trascurando una visita e una preghiera al cimitero.

Parto dal presupposto che a me non piace la festa di Halloween perché sono cresciuto con altri valori; la considero tuttalpiù come un altro carnevale, ma anche un’opportunità pastorale per noi cattolici di riappropriarci di questa festa come si è detto nell’articolo succitato. Anch’io qualche anno fa ero tra i fautori di coloro che pensavano che questa festa non dovesse avere diritto di replica negli oratori, ma con il passare degli anni ho capito questo: non è che se noi “proibiamo” questa festa negli oratori “guadagniamo” più gente alla Chiesa e alla fede. Penso che siano finiti i tempi delle crociate in nome della fede come se ne sentono spesso sui social. Dobbiamo essere capaci a vedere non solo l’aspetto lugubre, mortifero di tale festa, ma anche l’aspetto positivo della festa, della gioia di stare insieme, dell’occasione che i bambini hanno di stare con i loro genitori. Anche perché i bambini che cosa vedono di questa festa? Una forma di divertimento, ma domandiamoci anche: questi bimbi capirebbero questo diniego? Non sarebbe opportuno vedere questa festa come occasione propizia per evangelizzare bambini, famiglie, genitori che difficilmente entrerebbero in chiesa? Molti di quei genitori che sono entrati vestiti da streghe o fantasmi sono coloro che hanno frequentato da piccoli l’oratorio e ne hanno un bellissimo ricordo. Anche se noi dovessimo proibire tale festa in oratorio, la farebbero comunque altrove con l’unica differenza che fuori la vivrebbero solo dal punto di vista consumistico. Che cosa è accaduto davvero in oratorio? Più di un centinaio di bambini con i loro genitori (anche coloro che non entrano mai in oratorio) si sono ritrovati anche per pregare insieme e dare un messaggio positivo che è stato più o meno questo: “cari bambini e genitori, che cosa abbiamo fatto oggi? Abbiamo rappresentato le nostre paure sotto forme di spiriti, streghe e fantasmi. Abbiamo rappresentato la parte oscura della nostra vita, la brutta morte. Sapete chi ha assunto questa brutta morte? Gesù sulla croce! Mentre noi abbiamo disegnato sulle nostre facce cicatrici e rivoli di sangue per finta, Gesù invece ha versato il suo sangue sul serio e le sue cicatrici rimangono aperte! Lui ha assunto la “brutta morte”, violenta, orrenda per darci la “buona morte”, la bella morte quella dei santi: cioè una vita donata per Dio e per i fratelli. La morte con Gesù non fa più paura perché Gesù l’ha illuminata con il suo sacrificio sulla croce. Ricordiamoci allora di festeggiare i Santi e di fare visita ai nostri cari defunti”.

Gesù non ha forse calpestato con i suoi piedi le terre pagane? Non è uscito fuori nelle terre di Zabulon e di Neftali a portare la luce alle genti? Non ha forse lodato il centurione per la sua fede che veniva a chiedergli la guarigione del suo servo malato? Abbiamo forse “paura” che le nostre “terre” vengano contaminate da “piedi pagani”? Il tempo della “cristianità” purtroppo è finito da tempo, anche se noi ci illudiamo che non sia così, ma non è assolutamente finito il Cristianesimo! Questi nostri fratelli e sorelle non hanno forse bisogno di tutta la cura e l’attenzione che meritano all’interno della Chiesa? Che cosa conviene? fare distinzioni, alzare muri, dividerci? Ma non è proprio questo lo scopo del tentatore di dividerci?

La mia riflessione mi ha portato a fare queste considerazioni che non ritengo in alcun modo siano le uniche. Magari mi posso sbagliare! Però ci ho pensato! Se qualcuno ha la bontà di aiutarmi in altre riflessioni ne sarei profondamente grato.

L’unica cosa che non accetto è che si diano giudizi senza sapere che cosa è veramente accaduto. Grazie per la pazienza e la bontà per aver accettato di leggere questa lettera.

Don Antonio Marino
parroco