In preparazione alla I Domenica di Avvento (Anno B).

Voglio ricordare i benefici del Signore, le glorie del Signore, quanto egli ha fatto per noi. Egli è grande in bontà per la casa d'Israele. Egli ci trattò secondo la sua misericordia, secondo la grandezza della sua grazia. Disse: «Certo, essi sono il mio popolo, figli che non deluderanno», e fu per loro un salvatore in tutte le loro tribolazioni. Non un inviato né un angelo, ma egli stesso li ha salvati; con amore e compassione li ha riscattati, li ha sollevati e portati su di sé, tutti i giorni del passato.

Ma essi si ribellarono e contristarono il suo santo spirito. Egli perciò divenne loro nemico e mosse loro guerra. Allora si ricordarono dei giorni antichi, di Mosè suo servo. Dov'è colui che lo fece salire dal mare con il pastore del suo gregge? Dov'è colui che gli pose nell'intimo il suo santo spirito, colui che fece camminare alla destra di Mosè il suo braccio glorioso, che divise le acque davanti a loro acquistandosi un nome eterno, colui che li fece avanzare tra i flutti come un cavallo nella steppa?

Non inciamparono, come armento che scende per la valle: lo spirito del Signore li guidava al riposo. Così tu conducesti il tuo popolo, per acquistarti un nome glorioso. Guarda dal cielo e osserva dalla tua dimora santa e gloriosa. Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito delle tue viscere e la tua misericordia? Non forzarti all'insensibilità, perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore.

Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Perché gli empi hanno calpestato il tuo santuario, i nostri avversari hanno profanato il tuo luogo santo? Siamo diventati da tempo gente su cui non comandi più, su cui il tuo nome non è stato mai invocato.

Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti, come il fuoco incendia le stoppie e fa bollire l'acqua, perché si conosca il tuo nome fra i tuoi nemici, e le genti tremino davanti a te. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie.

Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.

Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani. Signore, non adirarti fino all'estremo, non ricordarti per sempre dell'iniquità.

Ecco, guarda: tutti siamo tuo popolo. Le tue città sante sono un deserto, un deserto è diventata Sion, Gerusalemme una desolazione. Il nostro tempio, santo e magnifico, dove i nostri padri ti hanno lodato, è divenuto preda del fuoco; tutte le nostre cose preziose sono distrutte. Dopo tutto questo, resterai ancora insensibile, o Signore, tacerai e ci umilierai fino all'estremo?

Is 63,7 - 64,11

Motivi teologici

Domande angosciate del Popolo. Motivazione delle sofferenze del Popolo: “gli empi hanno calpestato il tuo santuario”. Le città sono un deserto: distruzione (587 a.C., distruzione del tempio di Gerusalemme). Tutte le domande si possono concludere in un verbo: TRATTENERE: “Fino a quando sarà trattenuta la tua misericordia?” Verbo ‘pq (trattenere, contenere, contenersi) presente solo in altri 5 testi dell’AT. Esprime la tensione violenta di chi vuole, sente o sa di dover fare qualcosa e nonostante ciò, per altre ragioni, non si decide (es.: è il desiderio di Giuseppe di farsi conoscere ai suoi fratelli, ma contiene la voglia di rivelarsi). L’intento del profeta è quello di risvegliare la paternità di Dio.

Per convincere JHWH (leggi Adonai: Il Signore) viene utilizzato l’argomento del sangue: TU SEI MIO/NOSTRO PADRE. Il nome di Abramo veniva utilizzato per appoggiare i diritti e le richieste del Popolo. Qui si verifica una rottura con la tradizione d’Israele e mette in rilevo l’affermazione: “invece il nostro padre sei tu!” (discorso sulla paternità in Gv 8). Esiste anche una certa sfumatura di ricatto: in tutto il lungo testo non c’è una espressione che alluda alla colpa della “generazione attuale” se non in 64,5b: “le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento”. Piuttosto la “generazione attuale” ricorda le promesse di JHWH. Più che considerare la colpa del Popolo diventa una sorta di accusa: “Tu hai sorpreso con una punizione coloro che si rallegravano e compivano la giustizia nelle tua vie, e si ricordavano di te. Ma tu ti sei adirato, e perciò abbiamo peccato… Siamo stati trattati come impuri, la nostra giustizia come un vestito sporco… Se non c’è nessuno che proclami il tuo nome e si alzi per afferrarsi a te, è perché tu ti sei nascosto e ci hai abbandonato al potere delle nostre colpe e nonostante ciò, tu dici di essere nostro Padre. Noi siamo l’argilla, tu sei il vasaio; noi siamo l’opera delle tue mani” (Is 64,4-7). In sintesi. La pressante esortazione a Dio: “guarda!”, “vedi!”, “osserva!” non sono altro che lo sviluppo di un’unica supplica NON RICORDARE CHI SIAMO NOI, RICORDATI CHI SEI TU!

Memoria e Speranza

La speranza ci permette di guardare al futuro come se fosse già presente. Trascende l’orizzonte del nostro presente e le sue limitazioni. Se tutto si riducesse solo al futuro la nostra vita diventerebbe illusione che è l’aspettativa di cose ed eventi che non hanno probabilità di realizzarsi. Se tutto si concentrasse sul presente sempre incompleto, insufficiente sarebbe impossibile costruire una speranza.

Il correttivo della speranza è la MEMORIA che ci permette di recuperare il passato nelle esperienze belle e riuscite, ammonimenti e direttive nelle esperienze frustranti e negative. Il fondamento del rapporto tra Dio e il suo Popolo è l’ALLEANZA. Il sal 105 è un esempio di teologia della memoria. L’ebraico utilizza due parole diverse “nome” e “memoriale” per stabilire questo rapporto tra Dio e il suo Popolo.

Il testo dell'Avvento

La memoria dei fatti compiuti da JHWH permette al Popolo di sperare che egli interverrà di nuovo. Nella storia personale di coppia o di amici intimi, i ricordi di cose vissute, di momenti felici, come anche di difficoltà superate insieme può generare la forza di superare i momenti di crisi. Nella storia personale e di ogni comunità la memoria è la capacità di ritrovare se stessi consapevoli della nostra origine in Dio e del cammino che conduce fino a Lui. “Vigilate poiché non sapete quando il padrone di casa verrà” viene associata alle parole: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi”. Il sospirato ritorno inatteso del Signore non rappresenta più una minaccia per scoprire le mancanze dei suoi servitori, ma diventa un motivo di speranza e di gioia.

La vita umana è essenzialmente avvento quando è vissuta in continuità di relazione con il Signore e non quando la si vive senza memoria e senza speranza con la continua paura di perderla.

Domande

  1. Quale rapporto ho con il mio passato?
  2. In questo passato, dove colgo l’intervento di Dio nella mia vita?
  3. Oggi, il Signore in che cosa mi chiede di aver fiducia e speranza?