In preparazione alla III Domenica di Avvento (Anno B).

1Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, 2a promulgare l'anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, 3per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore, per manifestare la sua gloria. 4Riedificheranno le rovine antiche, ricostruiranno i vecchi ruderi, restaureranno le città desolate, i luoghi devastati dalle generazioni passate. 5Ci saranno estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli. 6Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni, vi vanterete dei loro beni. 7Invece della loro vergogna riceveranno il doppio, invece dell'insulto avranno in sorte grida di gioia; per questo erediteranno il doppio nella loro terra, avranno una gioia eterna. 8Perché io sono il Signore che amo il diritto e odio la rapina e l'ingiustizia: io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un'alleanza eterna. 9Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore. 10Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. 11Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti.

Is 61,1-11

Contesto del Terzo Isaia

Il brano è attributo alla figura del Terzo Isaia, un profeta vissuto in un tempo posteriore all’esilio babilonese (586 a.C.) e alla liberazione di Ciro (538 a.C.). Si parla del Tempio ormai ricostruito e mancante solo degli abbellimenti e delle rifiniture (Is 60,13) mentre le mura di Gerusalemme sono ancora da ricostruire (Is 60,10). I capitoli dal 60 al 62 esaltano Gerusalemme come centro del mondo. Alla città si augura un futuro splendido che appare però ancora come un sogno. È una città ancora disastrata e in rovina, perciò questi testi possono risalire a prima del 445 a.C.

Un personaggio parla di sé al versetto 1, ma descrive unicamente la sua missione senza dire nulla della propria persona. Lo stile di questo testo lo avvicina molto ai canti del servo del Signore (Is 49,1; 50,4; 42,1). Questo personaggio misterioso afferma che è stato investito, consacrato, per dare un annuncio di liberazione e di salvezza attraverso un anno straordinario giubilare secondo il modello di Lv 25 nel quale si attendeva il condono di tutti i peccati del popolo ed una situazione di benessere e di pace. Infatti, il ritardo delle promesse divine è attribuito dal nostro profeta ai peccati del popolo; vuole giustificare Dio, addossando al popolo la realtà della situazione precaria in cui vive.

Il profeta è convinto che Dio dimostrerà il suo favore a chi è ben disposto ad accogliere la sua salvezza. Sono i poveri che possono essere salvati, perché si fidano di Dio, non avendo altro punto d’appoggio. Più che la povertà sociale, il profeta sottolinea il rapporto con Dio che questa condizione favorisce. La povertà viene sempre più vista come un atteggiamento spirituale che rende più facile il rapporto con Dio. La ricchezza non sembra essere più fonte di benedizione da parte di Dio, ma si formerà una corrente di pensiero religioso conosciuta con il nome di ‘anawim.

Il testo dell'Avvento

Questo testo è messo in parallelo con la chiarificazione sull’identità del Battista. Giovanni afferma: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete dritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Giovanni è tra i tanti “profeti”, anche se lui non si definisce così, che è stato inviato a portare un annuncio di attesa, di salvezza, di consolazione, come per il Terzo Isaia. Attraverso la sua risposta il Battista sembra dirci che non è importante sapere chi egli sia, ma quale compito abbia ricevuto. La sua identità si spiega a partire dall’identità di chi è atteso. È una voce che comunica contenuti non suoi, eventi che la superano, egli è l’ambasciatore di uno più grande di lui. Il Battista è venuto per rendere testimonianza alla Luce. È un po’ questa la missione di ogni discepolo: proclamare al mondo il Signore e come egli agisce: egli deve crescere e noi diminuire, lasciando che il Signore rimanga al centro della vita delle persone.

Le promesse di Is 61,1-2 vengono realizzate con il discorso programmatico di Gesù a Nazareth in cui Egli aprendo il rotolo del libro di Isaia cita il profeta anonimo. Quel profeta anonimo ora ha un nome. La presenza dello Spirito in Gesù è la garanzia della sua missione ricevuta dal Padre. La presenza dello stesso Spirito sulla comunità dei credenti nella Pentecoste è garanzia della continuità tra Gesù e la Chiesa.

17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19a proclamare l'anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Lc 4,17-21

Gesù osa commentare questo passo dicendo che oggi si è realizzata questa profezia. Un discorso inaudito e disorientante perché quell’oggi strideva con la realtà dei fatti: il dominio romano. Volontariamente Luca non cita: “un giorno di vendetta per il nostro Dio”. Gesù non è venuto per sovvertire l’ordine del mondo, ma per sovvertire i cuori delle persone. Nell’annuncio dell’angelo a Maria si dice che egli è venuto a salvare il Popolo dai suoi peccati. Per un messia questa “pretesa” appariva troppo poco e nello stesso tempo molto. La guarigione del paralitico appare emblematica in questo senso: “ti sono perdonati i tuoi peccati”: chi può perdonare i peccati se non Dio solo? si domandano gli scribi e i farisei: troppo per un messia; ma nello stesso tempo risultava troppo poco: cosa ce ne facciamo di un messia che non ci libera dalla sofferenza della sudditanza dei romani? Il paralitico doveva essere solo guarito e non liberato dai suoi peccati. Gesù è venuto a donarci una libertà nascosta nel cuore dell’uomo e che lo tiene davvero prigioniero: il peccato. “Il suo Regno non avrà mai fine”: il suo Regno non c’entra nulla con il potere mondano, ma si fonda sulla fede e sull’amore. Gli abitanti di Nazareth non avevano capito che i miseri, coloro che dovevano lasciarsi guarire, gli schiavi, erano proprio loro.

Tramite la voce del profeta la Chiesa esulta per essere stata “rivestita delle vesti di salvezza”. Maria è la prima povera e credente che ha accolto il Regno di Dio nel suo “giardino” per fare germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli: “l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”.

Domande

  1. Sono capace di rendere una chiara testimonianza al Signore? In quali circostanze?
  2. Mi sento investito, unto, consacrato come il profeta a curare i “cuori spezzati”, a “consolare gli afflitti”, a liberare coloro che sono prigionieri del peccato e del male? Sono capace a portare l’annuncio gioioso del Vangelo? In che modo?
  3. Come Maria, sperimento l’Avvento come tempo di attesa, di gioia, d’incontro con Gesù che viene a liberarmi, guarirmi e consolarmi?